Riguardo la situazione di lutto vissuta da un minore, molto spesso sussistono delle credenze e dei luoghi comuni inesatti, che considerano il bambino o incapace di capire quello che è successo, oppure in grado di farlo ma o con estrema facilità ed immediatezza o con reazioni di insensibilità.
Queste errate convinzioni sembrano derivare dal bisogno degli adulti di proteggersi dal dolore che proverebbero nel rendersi conto di quanto il bambino soffra per la perdita subìta, ma potrebbero essere spiegate anche dal considerare come le modalità con cui l’infante vive realmente il lutto siano molto diverse da quelle dell’adulto e, per questo, di difficile comprensione.
Infatti, a differenza degli adulti che, dinnanzi alla rottura di un legame affettivo, attraversano lentamente e progressivamente distinte e durature fasi di elaborazione del lutto, i bambini vivono le emozioni in modo più intenso e dirompente, con discontinuità e tempistiche differenti (alti e bassi poco comprensibili), senza un ordine preciso e senza ambivalenze affettive. Per cui, è normale vedere un bimbo in preda ad una crisi di disperazione e, dopo pochi minuti, sentirlo ridere contento mentre gioca. Oppure, vederlo sopraffatto dalla rabbia e, dopo poco, piangere in modo inconsolabile. Tutto questo non deve però indurre l’adulto a sottovalutare i vissuti del bambino e gli effetti che il lutto ha su di esso.
Quindi, come affrontare il lutto con un bambino?
Sarebbe importante che la perdita fosse comunicata da una persona affettivamente vicina a lui, con parole e modi adeguati all’età, con delicatezza, sensibilità ed evitando dettagli o verità traumatiche.
Sarebbe opportuno aiutarlo a comprendere come gli eventi luttuosi appartengano inevitabilmente e irrimediabilmente alla vita umana e che quindi, nell’arco di essa, accadono cose che rendono felici ma anche cose che, non potendole evitare, rendono tristi e sofferenti. Importante, è far capire che il defunto non avrebbe voluto lasciarlo, ma che non ha avuto scelta.
Risulta fondamentale deresponsabilizzarlo, in tutto e per tutto, rispetto alla perdita del proprio caro. Infatti, a causa del normale “egocentrismo” che li caratterizza in età infantile, i bambini spesso pensano che, tutto quello che succede, sia colpa loro.
È importante rassicurarlo sulla presenza fisica ed emotiva di chi gli è vicino, attraverso le parole e, soprattutto, attraverso il contatto fisico che fa sentire protetti e supportati.
Di grande aiuto, è il creare un clima affettivo che, non negando l’espressione della sofferenza, permetta ed incoraggi il bambino sia ad esprimersi emotivamente, sia a fare domande sentendosi autorizzato a farlo, senza la paura che ciò rechi ulteriore dolore agli altri. Le risposte da parte dell’adulto dovrebbero essere date e non evitate, espresse in modo empatico ed esaustivo, senza farsi travolgere da quell’emotività dirompente che indurrebbe il bambino a non farle più (e a trattenere quindi il dolore dentro sé) a tutela dell’altro.
Risulta essere rilevante legittimare tutto il sentire del minore; aiutarlo a riconoscere e ad esternare le sue emozioni e i suoi sentimenti, anche se negativi (ad es: collera, delusione, senso di colpa), anche se, apparentemente, contraddittori (ad es: tristezza e sollievo). Ciò può essere fatto attraverso il semplice colloquiare o anche attraverso il giocare, il disegnare e il raccontare delle fiabe.
Sarebbe opportuno consentire al bambino di partecipare al dolore della famiglia solo se è contenuto e solo se ne è permessa una condivisione costruttiva.
È fondamentale aiutarlo a tener vivo il ricordo del defunto, cogliendo occasioni di vita quotidiana e non, per far emergere, con sufficiente serenità, immagini, pensieri, cose, ricordi legati a chi è venuto a mancare, integrandoli, in modo naturale, alla sua storia personale e familiare.